Notizia o emergenza?
Da lunedì 16 oltre 60 veronesi fanno a staffetta un digiuno per
scongiurare un ulteriore scempio del territorio che le grandi opere, le grandi
e piccole speculazioni edilizie stanno compiendo ai danni del paesaggio e del
suolo del Veneto.
Hanno raccolto il testimone che don
Albino Bizzotto, fondatore dei Beati i Costruttori di Pace, ha lasciato, dopo i
suoi 11 giorni di digiuno, ai cittadini di buona volontà che abbiano voglia di
conservare quel territorio (sempre meno!) non ancora mangiato dal cemento. “Il
Veneto – dice don Albino – è una delle regioni più attive al mondo nell’affaticare
il pianeta”.
La cementificazione dei suoli riguarda innanzitutto i terreni più
fertili della pianura veneta, mentre la costruzione di sempre nuove strade,
autostrade, superstrade, svincoli, tangenziali hanno determinato una ulteriore
frammentazione degli spazi destinati all’agricoltura e causano le sempre più
frequenti esondazioni dei fiumi.
E’ stato un crescendo dagli anni ’80 in poi. Dai 72 milioni di metri
quadrati di perdita di suolo agrario negli ’80, ai 97 milioni di mq degli anni
’90, ai 182 milioni di mq dal 2000
in poi. Ogni anno in Veneto sparisce una superficie
equivalente ai Comuni di Legnago, S. Bonifacio, S. Martino Buon Albergo e
Villafranca messi insieme, ovvero 50 campi di calcio al giorno.
Per quali bisogni?
Tra il 2000 e il 2010 a fronte di un
incremento di popolazione di 429 mila abitanti, sono state costruite 367 mila
nuove abitazioni per una popolazione di 1 milione di abitanti. Ci abitano le famiglie? No. Secondo il censimento 2011 le abitazioni
vuote risultano sfiorare quota 390 mila, il 16,6% del totale nel Veneto, una su
cinque.
I capannoni vuoti sono circa il 20% del totale del Veneto e la provincia di Verona conta quasi
mille zone industriali e artigianali. E si conta di aprirne altre.
A cosa è servita questa marea di costruzioni?
Non ha dato una casa a chi ne aveva bisogno (e i prezzi restano sempre
alti), non ha fermato la crisi delle produzioni industriali. Insomma, il modello più case, più capannoni =
più sviluppo non vale più. Ma la politica non lo sa o finge
di non saperlo. Il mondo politico è
legato a una visione sorpassata, ma è legata anche a una imprenditoria che
lucra quattrini sulle opere pubbliche.
L'inchiesta
che ha portato agli arresti, con l'accusa di associazione a delinquere
finalizzata alla frode fiscale, di imprenditori, faccendieri e portaborse di
primo piano, quali Piergiorgio Baita, Claudia Minutillo, William Colombelli,
sembrano confermare quello che inchieste e denunce di associazioni e comitati
ambientalisti vanno dicendo da anni: in
Veneto ha funzionato un rodato sistema che attraverso la progettazione e
esecuzione di grandi opere - di utilità dubbia ed enorme impatto ambientale -
ha garantito la distribuzione di ingenti risorse pubbliche ad una ristretta
cerchia di soggetti imprenditoriali. A
chi sono andati i 10 milioni di euro, pagati dalla Mantovani a fronte
dell'emissione di fatture per lavori inesistenti da parte della sanriminese Bmc
Broker di William Colombelli?
Quante opere pubbliche e private appartengono alla programmazione politica per un servizio alla popolazione
e alla cura del paesaggio e quante invece rispondono
allo sviluppo e al consolidamento di interessi
di grandi gruppi della finanza e dell’economia?
Qualche politico di scarso cervello ha detto che occorre digiunare per fare altre
opere pubbliche. Noi rispondiamo che l’economia può ripartire solo sec’è un’idea
di riconversione ambientale dei trasporti: più treno, meno
auto e quindi meno auto, meno spese per i pendolari; dei rifiuti: più raccolta differenziata e quindi
meno discariche, più riutilizzo dei materiali, più occupazione (lo dimostra il
caso di Ponte nelle Alpi); dell’energia
e quindi più efficienza energetica,
meno spese di combustibili per le famiglie, meno importazioni di costoso
gas, carbone e petrolio, più occupazione nella riqualificazione energetica
delle case;
della
cura del territorio e quindi
meno alluvioni, meno vittime, meno danni alle famiglie e alle imprese,
più risparmio per lo stato; dell’agricoltura
e quindi più recupero di terre incolte, più produzioni biologiche, meno
prodotti chimici nei piatti, più qualità italiana da esportare.
Può
bastare per politici di vista corta
che parlano guardando indietro nel tempo e non si accorgono, o fingono di non
accorgersi, che proprio i settori dell’industria “verde” sono quelli che negli
ultimi anni hanno dato più posti di lavoro ?
Ecco le ragioni di un digiuno che avrà dal 23
settembre un suo luogo simbolo in piazza Erbe, che culminerà, per ora, nella
manifestazione sotto la sede della Giunta Regionale a Venezia il 9 ottobre
prossimo, 50esimo anniversario del Vajont, la prima opera distruttrice di un
cinquantennio da dimenticare.
foto: Bovolenta, Caldogno, Casalserugo, Padova, Ponte San Nicolò, Monteforte d’Alpone, Soave, Veggiano, Vicenza alluvione novembre 2010
foto: Bovolenta, Caldogno, Casalserugo, Padova, Ponte San Nicolò, Monteforte d’Alpone, Soave, Veggiano, Vicenza alluvione novembre 2010
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