giovedì 19 settembre 2013

NOTIZIA O EMERGENZA?

Comunicato Stampa
Notizia o emergenza?
Da lunedì 16 oltre 60  veronesi fanno a staffetta un digiuno per scongiurare un ulteriore scempio del territorio che le grandi opere, le grandi e piccole speculazioni edilizie stanno compiendo ai danni del paesaggio e del suolo del Veneto.
Hanno raccolto il testimone che don Albino Bizzotto, fondatore dei Beati i Costruttori di Pace, ha lasciato, dopo i suoi 11 giorni di digiuno, ai cittadini di buona volontà che abbiano voglia di conservare quel territorio (sempre meno!) non ancora mangiato dal cemento. “Il Veneto – dice don Albino – è una delle regioni più attive al mondo nell’affaticare il pianeta”.
La cementificazione dei suoli riguarda innanzitutto i terreni più fertili della pianura veneta, mentre la costruzione di sempre nuove strade, autostrade, superstrade, svincoli, tangenziali hanno determinato una ulteriore frammentazione degli spazi destinati all’agricoltura e causano le sempre più frequenti esondazioni dei fiumi.
E’ stato un crescendo dagli anni ’80 in poi. Dai 72 milioni di metri quadrati di perdita di suolo agrario negli ’80, ai 97 milioni di mq degli anni ’90, ai 182 milioni di mq dal 2000 in poi. Ogni anno in Veneto sparisce una superficie equivalente ai Comuni di Legnago, S. Bonifacio, S. Martino Buon Albergo e Villafranca messi insieme, ovvero 50 campi di calcio al giorno.
Per quali bisogni?
Tra il 2000 e il 2010 a fronte di un incremento di popolazione di 429 mila abitanti, sono state costruite 367 mila nuove abitazioni per una popolazione di 1 milione di abitanti. Ci abitano le famiglie? No.  Secondo il censimento 2011 le abitazioni vuote risultano sfiorare quota 390 mila, il 16,6% del totale nel Veneto, una su cinque.
I capannoni vuoti sono circa il 20% del totale del  Veneto e la provincia di Verona conta quasi mille zone industriali e artigianali. E si conta di aprirne altre.
A cosa è servita questa marea di costruzioni?
Non ha dato una casa a chi ne aveva bisogno (e i prezzi restano sempre alti), non ha fermato la crisi delle produzioni industriali.  Insomma, il modello più case, più capannoni = più sviluppo non vale più. Ma la politica non lo sa o finge di non saperlo. Il mondo politico  è legato a una visione sorpassata, ma è legata anche a una imprenditoria che lucra quattrini sulle opere pubbliche.
L'inchiesta che ha portato agli arresti, con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, di imprenditori, faccendieri e portaborse di primo piano, quali Piergiorgio Baita, Claudia Minutillo, William Colombelli, sembrano confermare quello che inchieste e denunce di associazioni e comitati ambientalisti vanno dicendo da anni: in Veneto ha funzionato un rodato sistema che attraverso la progettazione e esecuzione di grandi opere - di utilità dubbia ed enorme impatto ambientale - ha garantito la distribuzione di ingenti risorse pubbliche ad una ristretta cerchia di soggetti imprenditoriali.           A chi sono andati i 10 milioni di euro, pagati dalla Mantovani a fronte dell'emissione di fatture per lavori inesistenti da parte della sanriminese Bmc Broker di William Colombelli?
Quante opere pubbliche e private appartengono alla programmazione politica per un servizio alla popolazione e alla cura del paesaggio e quante invece rispondono allo sviluppo e al consolidamento di interessi di grandi gruppi della finanza e dell’economia?
Qualche politico di scarso cervello  ha detto che occorre digiunare per fare altre opere pubbliche. Noi rispondiamo  che l’economia può ripartire solo sec’è un’idea di riconversione ambientale dei trasporti: più treno, meno auto e quindi meno auto, meno spese per i pendolari; dei rifiuti: più raccolta differenziata e quindi meno discariche, più riutilizzo dei materiali, più occupazione (lo dimostra il caso di Ponte nelle Alpi); dell’energia e quindi più efficienza energetica,  meno spese di combustibili per le famiglie, meno importazioni di costoso gas, carbone e petrolio, più occupazione nella riqualificazione energetica delle case;
della cura del territorio e quindi  meno alluvioni, meno vittime, meno danni alle famiglie e alle imprese, più risparmio per lo stato; dell’agricoltura e quindi più recupero di terre incolte, più produzioni biologiche, meno prodotti chimici nei piatti, più qualità italiana da esportare.
Può bastare per  politici di vista corta che parlano guardando indietro nel tempo e non si accorgono, o fingono di non accorgersi, che proprio i settori dell’industria “verde” sono quelli che negli ultimi anni hanno dato più posti di lavoro ?
Ecco le ragioni di un digiuno che avrà dal 23 settembre un suo luogo simbolo in piazza Erbe, che culminerà, per ora, nella manifestazione sotto la sede della Giunta Regionale a Venezia il 9 ottobre prossimo, 50esimo anniversario del Vajont, la prima opera distruttrice di un cinquantennio da dimenticare.

foto:   Bovolenta, Caldogno, Casalserugo, Padova, Ponte San Nicolò, Monteforte d’Alpone, Soave, Veggiano, Vicenza alluvione novembre 2010


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